I Vinai
Alessandro e Andrea Vinai, fratelli bresciani classe 1990 e 1994, giovanissimi dj italiani e produttori EDM (acronimo inglese di ELECTRONIC DANCE MUSIC, denominazione che indica, più genericamente, le diverse tipologie di musica elettronica da ballo), titolari insieme del progetto artistico recante il loro cognome: VINAI. Emergenti, ma già consolidati a “furor di popolo”, raggiungendo i vertici delle classifiche di vendita on-line per questo genere musicale, che già da tempo si diffonde in maniera trasversale attraverso i confini internazionali, soprattutto tramite il web.
Nel 2014 creano RAVEOLOGY, ricevendo da subito il consenso da parte dei più grandi dj mondiali, del calibro di Hardwell, David Guetta, Van Buuren. L’album raggiunge la prima posizione in classifica su BEATPORT.
La fama che li precede, tra gli appassionati, sicuramente tiene conto della particolare disponibilità al dialogo ed al confronto dimostrata, in questo caso, non sottraendosi a domande relative ai diritti della creatività, poste con un taglio particolarmente tecnico e rivolte alle più attuali tematiche relative all’argomento, con riflessi importanti anche sul potenziale che può esprimere il mercato discografico digitale, di cui risultano particolarmente ferrati visto il loro background, alle quali rispondono dimostrando particolare sensibilità e cognizione di causa.
I diritti legati alla creatività, riferendoci al Diritto d’Autore ed a quelli connessi al suo esercizio, che in Italia godono di un riconoscimento costituzionale e di una tutela legale anche sovrannazionale, per quanto frutto del quadro normativo europeo e degli accordi di diritto internazionale, molto spesso, da parte di una certa collettività talvolta anche in maniera organizzata, faticano ad essere riconosciuti per la loro natura, avente titolo di giusta remunerazione di un’opera che si perpetua ogni qualvolta venga fruita da parte di terzi. Quale il motivo, secondo voi, della difficoltà a percepire il riconoscimento del lavoro creativo ed artistico alla pari di qualsiasi altra prestazione d’opera o di concetto, come ad esempio quelle effettuate da artigiani, ovvero da professionisti quali ingegneri o medici?
E’ una domanda difficile a cui rispondere di getto, a “bruciapelo”, soprattutto da parte di ragazzi giovani che, come noi, si sono affacciati a questo panorama, svolgendo, nel nostro caso, tanto l’attività di creativi quanto quella di interpreti musicali. Intendiamo rispondere con una citazione, a noi trasmessa da parte di un collega ed amico, il quale riteneva che la musica dovesse essere a disposizione “di tutti, ma non per tutti”. Questa affermazione, che non vuole essere solo una frase ad effetto, sta a significare che il creativo è per sua natura dotato di una particolare sensibilità e di un’accentuata intuizione che, di più rispetto ad altri, gli forniscono ispirazioni tali da portarlo ad elaborare i significati che intende trasmettere attraverso il linguaggio proprio della sua forma di espressione, nel nostro caso la musica elettronica. Proprio per questo, non è detto che il suo particolare messaggio possa giungere a chiunque, che tutti siano in grado di riceverlo, che capiscano il linguaggio con il quale ha voluto comunicare. Questo è ciò che spesso non viene compreso, come il lavoro di un autore, ovvero le prestazioni di un interprete, siano tanto il frutto del talento, quanto di un significativo sforzo intellettuale finalizzato a dare una logica ed un senso compiuto all’ispirazione, all’inconscio artistico. Probabilmente in molti non capiscono come il “prodotto” artistico sia in grado di stimolare coscienza e sentimenti, quando gradito, in maniera così semplice ed immediata solo alla fine del processo che ha portato alla sua elaborazione, ignorando tutte le fasi, talvolta travagliate e comunque sempre impegnative, che precedono la consegna di un’opera alla collettività che intenda fruirne.
L’attuale legge sul Diritto d’Autore, secondo voi, garantisce un giusto riconoscimento agli autori ed alle loro opere?
La tutela dei diritti sulla creatività è ovviamente fondamentale per la sopravvivenza stessa del rango riconosciuto a tale manifestazione dell’attività personale, quale contributo fornito alla società.
Discutere sulla misura, giusta o meno, dei riconoscimenti economici alla nostra personale attività creativa è ancora prematuro, per il momento abbiamo cominciato a seminare, in attesa di raccogliere i frutti della diffusione della nostra musica. Quello di cui abbiamo piena consapevolezza, com’è ovvio nel tempo in cui viviamo e per i canali di diffusione che ci sono propri, è costituito dal fatto che tali riconoscimenti economici fanno sempre più fatica a raggiungere gli aventi diritto soprattutto a causa della pirateria digitale, la quale viene rafforzata in maniera direttamente proporzionale ai progressi della tecnologia. Oggi come oggi, sopravvivono in maniera cospicua a tale fenomeno solo quei diritti il cui ammontare sia di volume importante come ad esempio, nel nostro campo, quelli generati dal successo di una hit a livello mondiale. Questo a causa delle minori vendite causate in tutto il settore produttivo dei contenuti creativi. Siamo dell’avviso che, oltre alle misure di contrasto che hanno dei propri limiti oggettivi, sia di fondamentale importanza far volgere a favore dell’industria creativa le nuove frontiere digitali, continuando a perseguire vie legali per quanto concerne la diffusione delle opere on-line, che risultino altresì eque per quanto riguarda i prezzi proposti ai consumatori. Riteniamo inoltre molto importante riuscire ad acquisire, ovvero a conservare, un giusto equilibrio contrattuale nei rapporti tra le parti, tra gli autori ed i rispettivi editori. Qualora non si dovesse riuscire ad affrontare nella maniera più corretta questi argomenti, si rischierebbe di allontanare l’Autore, anche in maniera definitiva, dalle tematiche inerenti i diritti sulla creatività, inducendolo a “rifugiarsi” verso il riconoscimento di altre forme di diritti che possono, tramite l’ausilio di figure professionali specializzate, risultare più attraenti, come ad esempio lo sfruttamento dei diritti d’immagine.
Perché il diritto all’equo compenso, vale a dire il corrispettivo da riconoscersi agli autori di opere a fronte della possibilità riconosciuta ai legittimi fruitori di poterne riprodurre copie ad uso personale, prevista in Italia già da anni in applicazione delle direttive europee che hanno tracciato i solchi dell’attuale normativa, è oggetto, mai come in questo periodo in cui si attende l’adeguamento ministeriale delle rispettive tariffe, di svariate discussioni, anche polemiche? Questo nonostante i dati pubblicati da diversi “big” dell’IT (Information Technology) dimostrino come, a partire dall’avvento delle tecnologie “smart” quali, ad esempio smartphone e tablet, oggi diffusissime soprattutto grazie alla possibilità di poter fruire di ogni contenuto creativo, dalle opere cinematografiche alla musica, ma non solo, dimostrino che i rispettivi introiti siano esponenzialmente cresciuti anche fino all’800% in ragione d’anno.
Crediamo che queste polemiche siano da considerarsi sterili, in quanto la possibilità di produrre una copia di un’opera, da portare con sé ovunque si voglia e con la più assoluta comodità che le moderne tecnologie consentono, sia di vitale importanza alla circolazione delle opere stesse, le quali possono ancora di più seguire colui che le ha scelte, stimolandone la fruizione di altre.
Forse, in buona parte, chi avversa il legittimo riconoscimento dei creatori in conseguenza della soluzione all’annosa questione della copia ad uso privato, può essere mosso anche da insoddisfazione personale, da colmare nel proprio stato d’animo. Consiglieremmo a costoro di cominciare a provare ad esprimersi in maniera creativa, per esempio davanti ad un computer tentando di creare tracce digitali.
Ritenete, come autori e seguendo la scia di quanto avvenuto in altri pesi europei, ultimo esempio in ordine cronologico nel Regno Unito, che associarsi, di fatto o di diritto, al fine di costituire uno o più movimenti della categoria rappresentativi di una vostra coscienza collettiva, possa servire per portare maggiormente all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni le peculiarità del vostro lavoro e le vostre istanze?
Quanto avvenuto in Gran Bretagna, ma non solo, è lodevole, rappresentando una via comunicativa che anche gli autori italiani dovrebbero ricominciare a percorrere.
Riteniamo però che esistano ulteriori modi per far sentire la nostra voce. Non bisogna dimenticare che il mercato discografico inglese è quello che sta resistendo maggiormente, in Europa e nel mondo, agli urti subìti dalla discografia, soprattutto negli ultimi anni, sempre a causa della pirateria, ma anche della minor capacità di spesa da parte dei consumatori, generata dal perdurante periodo di crisi economica.
Con riguardo a tale ultima circostanza, ricollegandoci a quanto detto in precedenza, le moderne tecnologie permettono una possibilità di abbattimento dei costi di produzione tale da permettere la distribuzione di prodotti creativi a prezzi minori, raggiungendo pertanto una platea più ampia di pubblico, come dimostrato dai casi virtuosi di alcune piattaforme digitali. Potrebbe risultare utile, ove possibile, “limare” ulteriormente i prezzi della distribuzione on-line, al fine di aumentare ancor più questa platea e risultando inoltre, agli occhi dell’opinione pubblica, ancora più “pop”. Come a dire: “siamo con voi, siamo sensibili alle vostre istanze, riconoscete le nostre”, d’altronde, si sa, l’unione fa la forza ed il consenso e la fiducia si alimentano con i buoni esempi, le così dette good practices.