Luca Carboni

24.03.2014 23:32

L’incontro con un “mito”, con un  “mostro sacro”, crea sempre un minimo di suggestione e di imbarazzo. Luca Carboni (che abbiamo potuto contattare grazie al collega e amico Danilo Piergiovanni), non ti  da il tempo di gestire queste emozioni. E’ seduto al tavolo di una trattoria delle colline bolognesi e ci accoglie come se fossimo vecchi conoscenti. E’ tanto bravo, Luca, a metterti a tuo agio, quanto a scrivere canzoni.  Il musicista del rock talvolta travolgente, talvolta intimista e riflessivo, il cantautore di Silvia lo sai, la star del fisico bestiale, è genuino come le tagliatelle all’ortica che ci serviranno da lì a poco. Guarda, dal tablet, il nostro sito con interesse, legge gli scopi dei nostri incontri e ci incoraggia: “Allora, forza con la prima domanda”.

Ok, giù con la prima domanda:

Come viene percepito dall’opinione pubblica il Diritto d’Autore? Perché da alcuni viene chiamato tassa? Perché non sono chiamate “tasse” i compensi di medici, ingegneri, avvocati, meccanici, idraulici?

Per  noi autori quello che è il Diritto d’Autore è fin troppo chiaro. Per quanto riguarda la gente comune, manca un po’ un’educazione da parte degli addetti ai lavori; il raccontare qual è il mondo dell’autore, quanta gente ci lavora e com’è facile anche perdere di vista il  fatto che questa è una tutela anche della cultura di un paese. Ci sono tanti operatori, e mi riferisco soprattutto ai più giovani, che non riescono a vedere difese le loro idee. Oggi un giovane autore col fatto che la riproduzione meccanica diminuisce costantemente e  il diritto che arriva dai cd venduti è ormai ridotto al minimo, non ha più la possibilità di vivere del proprio mestiere. Viene depauperato un mondo dove ormai, sei fai musica la puoi fare solo per hobby o se sei ricco. Quindi, e mi ricollego a quanto dicevo prima, manca sicuramente il racconto del mondo che gira intorno ad una canzone. Lo stesso organizzatore di concertini e piano bar, ignora cosa c’è dietro la compilazione di un programma musicale e quindi vive il Diritto d’Autore come una tassa.

 

Si sta parlando tanto di “equo compenso” a proposito della legge sul diritto d’Autore. Non le sembra un controsenso che per un artista o un autore sia così difficile veder riconosciuti i propri diritti?

Forse ci vorrebbe un’azione di comunicazione anche attraverso programmi molto popolari. In questo nutro molta fiducia nel presidente della  Siae, Paoli, che sta conducendo una battaglia in tal senso. Confido in una sua idea di “comunicazione” che faccia capire al cittadino che nel momento in cui scarica delle opere abusivamente, impoverisce l’intero sistema. Ecco, ci vorrebbe anche una comunicazione ufficiale sul mondo del web che ha sconvolto dalle fondamenta il mondo dell’arte.

 

Avete mai pensato, come successo in altri paesi, ad un’azione congiunta tra vari autori, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del Diritto d’Autore?

Questa idea cercammo di realizzarla un po’ di anni fa, negli anni ’90, sensibilizzati da Mogol, perché ci fu quel  momento chiave del diritto forfettario della Fininvest. L’idea era quella di formare una sorta di sindacato, anche se poi non era esattamente un sindacato, attraverso il quale comunicare anche col nostro pubblico. In quest’associazione entrarono a far parte i Pooh, Lucio Dalla, Ligabue, Vasco Rossi. Poi perdemmo di vista in qualche modo il nostro obiettivo e tutto si dissolse nel nulla. Oggi forse è il momento buono per riprendere questo discorso, e chissà, visto che i tempi son cambiati, che questa volta le cose non vadano diversamente.

 

Cosa ne pensi dell’eventuale arrivo in Italia di società di autori straniere?

E’ un discorso molto complesso. Io penso solo che quello dell’autore è un mestiere e l’unica tutela che ha, è quella della Siae. Io penso anche al mondo sommerso di tanti giovani autori che sono agli inizi. Per loro l’unica fonte di reddito è quanto percepiscono dai diritti riconosciuti dalla Siae, quindi con la sua tutela la Siae garantisce la libertà. Abbiamo bisogno di lavorare sempre di più per tutelare , in un periodo molto confuso come questo, le idee e le nuove creazioni. Ribadisco la mia fiducia nel presidente della Siae Paoli, nelle sue azioni di comunicazione, volte a far capire che tutelare gli autori, vuol dire, al tempo stesso, garantire una produzione musicale e, più in generale, artistica, che è parte integrante della nostra vita.

 

 


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